Pensieri su… “Gli occhi neri di Susan”

 “Gli occhi neri di Susan” di Julia Heaberlin (Newton Compton Editori 2016).

Avrei tradotto diversamente il titolo originale “Black-Eyed Susans”: preferisco “Le Susan dagli occhi neri”.

Chiariamo: gli occhi sono marroni e i capelli castani, mentre un oggetto inanimato è marrone! Bisognerebbe farlo sapere anche al programma “Chi l’ha visto?”…

Tra passato e presente viene raccontata la vita di una Tessa adulta e madre, e di una Tessie ragazzina dopo che aveva subìto un rapimento ed era quasi morta.

In ogni capitolo si trova una notizia in più, una curiosità, uno spunto di riflessione, insomma qualcosa che ti spinge a girare pagina e a continuare con il capitolo successivo.

Belli i capitoli in cui viene rievocato il processo, sono incalzanti. 

Di seguito, qualche anticipazione…

Il finale è strano… La mia sensazione è stata che le spiegazioni arrivino di colpo e siano poche… All’improvviso ricompare Lydia, la ex migliore amica di Tessie! Io la credevo morta… Viene rivelato chi era il seria killer assassino delle Susan ma non vengono dati troppi dettagli… 

Perché l’assassino ha rapito Tessie? Perché, come in una sua visione o ricordo, lei aveva visto una delle ragazze rapite chiedere aiuto da un furgoncino? Perché crede che quella ragazza fosse più colpevole delle altre? Perché Tessie si trovava lì? 

Perché, il giorno che è scomparsa, Tessie non ha dato la barretta energetica al barbone, come faceva di solito quando si allenava per una gara? Cos’è successo esattamente il giorno in cui è stata rapita?

Cos’è successo a Tessie mentre era con l’assassino?

Perché Tessie non sopporta il burro di arachidi? E c’entra qualcosa con il suo rapimento? 

Perché in ospedale, quando si è svegliata dopo il coma, guardare un biglietto d’auguri con il disegno di un maiale le ha fatto perdere la vista?

Preferisco i gialli in cui tutti i dubbi vengono fugati, in cui tutte le domande trovano risposta.

Comunque bel libro, soprattutto la seconda parte divisa tra l’attesa dell’esecuzione di Terrell, uomo di colore considerato per anni il serial killer, e la testimonianza di Tessie al processo nel 1995.

La terza parte vola e spiega molte cose. Non riuscivo a smettere di leggere! Ci sono Tessa e Lydia e quest’ultima non è certo l’amica che ricordava la giovane Tessie…

Io avevo pensato che alcuni indizi ritrovati fossero la prova che Lydia era morta e che li avesse lasciati proprio Tessa, senza ricordarsene… Ma non è così. E il serial killer? C’erano varie possibilità: il nonno di Tessa, il padre di Lydia e Terrell, l’uomo nel braccio della morte… Una sorpresa.

C’è comunque un epilogo che saluta tutti e ricompone un po’ le storie.

Ho adorato il personaggio di Effie: la vicina di casa anziana e dolce, che prepara pietanze improbabili. Una donna che comincia a perdere colpi e dimentica un libro in frigorifero, all’inizio abbandonata dalla figlia, ma che trova però il suo lieto fine.

Ma ancora mi chiedo: perché Tessa odia la crema di arachidi?

2 pensieri su “Pensieri su… “Gli occhi neri di Susan”

  1. Ciao! Ho appena finito di leggere il libro “gli occhi neri di Susan” e mi sono imbattuta per caso in questa tua recensione. Da quello che io ho capito leggendo il libro, Tessa odia il burro di arachidi perchè lo snack che in genere regalava al senzatetto prima di una gara le era rimasto in tasca quando era stata gettata nella fossa e in un punto del romanzo lei ricorda di averlo mangiato. Ovviamente lo snack a cui fa riferimento era alle arachidi. Io penso che la spiegazione sia questa. Per quanto riguarda invece il bigliettino in ospedale, lei ricorda che ritraeva un maialino con una margherita gialla! Ecco dunque perchè non lo voleva vedere. A me ha inquietato un po’ di più il finale invece. Lydia non ti è sembrata sospetta nel momento in cui dopo la dragatura del lago, non hanno ritrovato le ossa del killer? A me è rimasto impresso questo particolare dettaglio!
    sarei curiosa di sapere la tua opinione! : )

    • Ciao, Mia!
      Grazie per il tuo commento! E grazie per aver risposto a due delle domande che per me non avevano trovato risposta.
      Per rispondere alla tua domanda, non ho avuto la sensazione che Lydia fosse “sospetta”. Ma nello specifico, cosa intendi in questo caso per “sospetta”? Pensi che avesse mentito e quindi i resti dell’assassino non fossero nel lago, o che addirittura lui fosse ancora vivo? Per quanto riguarda le ossa del killer, non credo sia strano che non siano state ritrovate: può succedere e in più erano passati anni.
      Per dirla tutta, Lydia mi è sembrata ancora più pazza del serial killer… È la figura che mi ha inquietata di più. Lei è l’amica con dei segreti, l’appassionata di storie spaventose realmente accadute, la donna che ha ucciso ma vuole apparire innocente, quella che ha aspettato proprio il limite di tempo massimo prima di dire la verità. La sua verità, quella che la farà apparire vittima. Anche se secondo me non lo è. Un personaggio comunque riuscitissimo.

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