Pensieri su… “Dona Flor e i suoi due mariti”

 Insomma, ero andata per prestare un libro e sono ritornata con in prestito “Dona Flor e i suoi due mariti” (Garzanti 2007) di Jorge Amado.

Il libro viene presentato come una storia vera. C’è anche una ricetta!

A volte ci sono forme italiane inusuali, come “al gran massimo” intendendo “al massimo”. Ho letto anche “goccie”, mentre la forma corretta è ovviamente “gocce”. “Qual’è” non me l’aspettavo: ovviamente, si scrive senza apostrofo. E poi non esiste “la palma” della mano ma “il palmo” della mano”, la palma è un albero. E poi “diecina”, “sugo di frutta” e “a-solo” (nel senso di assolo musicale). “Al cadere del crepuscolo”: si dice “al calare del crepuscolo”; e a seguire “preso un bagno”: si dice “fatto un bagno”. Alcune frasi risultano poco scorrevoli. Qualche errore di battitura.

Un libro che ci proietta in Brasile, a Bahia, ma non su una spiaggia assolata, in piccole realtà di una comunità fatta di chiacchiere e reputazione.

All’inizio avevo pensato di interrompere la lettura: troppi dettagli su troppi personaggi. Ma poi mi sono appassionata alla storia di Dona Flor e della sua famiglia. E leggendo mi sono abituata a questo tipo di narrazione: lo scrittore è prolisso, il libro ricco di nomi, descrizioni, digressioni, aneddoti e dettagli. Ma a suo modo avvincente.

Fa riflettere questo passaggio del libro: Chi si preoccupa di trasmettere le buone notizie? Per questo non c’è urgenza né interesse, nessuno si precipita a correr fuori. Questo solo per le cattive notizie. Per portar quelle, i messaggeri si sprecano, non manca mai chi si sottoponga a gravi disagi, lasci a metà il lavoro, interrompa il riposo, si sacrifichi insomma. Dare una cattiva notizia è una cosa così emozionante!

Il libro è realistico e pieno di dettagli ma nell’ultima parte si trasforma. La storia diventa incredibile e inverosimile ma altrettanto incredibilmente i fatti sembrano possibili in quella realtà brasiliana tanto distante dalla nostra, in una cultura che mescola cristianesimo e dèi arrivati dall’Africa.

L’odore dolciastro delle pagine è uno dei più buoni che abbia mai sentito!