Siamo tutti Charlie?

Siamo tutti Charlie? 

Libertà di stampa e dialogo tra culture dopo il 7 gennaio 2015.

Ne hanno discusso e poi deciso che nel titolo andava il punto interrogativo. 
È stato un bel seminario anche se è durato più di quattro ore! Un’occasione per toccare tanti temi grazie ad altrettanti relatori.

Arrivando, mentre camminavo sul marciapiede, ho visto dei poliziotti. Non li ho subito collegati al seminario che si stava per svolgere a Roma e che vedeva al centro la libertà di stampa e quello che è accaduto il 7 gennaio 2015 alla redazione di “Charlie Hebdo”. Curiosità: io sono nata il 7 gennaio. Entrando al Centro Congressi dell’Università “La Sapienza” di Roma, sede del seminario, ho notato che non si poteva entrare subito in aula: alcuni poliziotti in borghese lo impedivano. Poi, scattata l’ora d’inizio, ci hanno fatti entrare uno alla volta e chiesto di aprire le borse. Mi sono sembrate precauzioni un po’ esagerate lì per lì, o forse sono io che non ho ancora realizzato che il mondo è cambiato.

Forse dovremmo chiedercelo: siamo tutti Charlie? O abbiamo troppa paura? Il succo del discorso è che non dobbiamo averne: la libertà di stampa è un nostro diritto. E non solo: lo è anche la libertà di opinione. E non solo: un nostro diritto è la libertà.

Si sono succeduti tanti relatori. Troppo lungo parlare esaurientemente di tutto quello che è stato detto. E per motivi di tempo, molti hanno anche ridotto il proprio intervento. Vi lascio di seguito qualche appunto sull’intervento di Eric Jozsef, inviato di “Libération”:

  • Pochi avevano letto “Charlie Hebdo” prima dell’attentato;
  • Giornale nato nel ’78, si definisce un contropotere;
  • Informazione, ironia e satira;
  • Contro tutti i poteri, non era focalizzato sull’Islam;
  • Si diverte a rivelare il lato ridicolo, contraddittorio di politici, giornalisti e religioni;
  • 2/3 delle pagine parlano di politica;
  • La prima pagina ha parlato di religione solo nel 7% dei casi, la metà delle volte di quella Cattolica; solo nel 20% dei casi di Islam;
  • In 10 anni solo 7 copertine con l’Islam e il Profeta in prima pagina;
  • Negli ultimi anni ci sono state querele di associazioni musulmane, in precedenza dall’estrema destra e da associazioni cattoliche:
  • Il 7 gennaio è stato l’11 settembre europeo? Sì, la nostra identità è stata colpita al cuore, colpendo “Charlie Hebdo”, i rappresentanti dell’istituzione francese (i poliziotti) e i cittadini ebrei nel supermercato kasher. È stata colpita l’identità europea;
  • 11 settembre: attacco esterno;
  • 14 gennaio: azione che viene da dentro di noi;
  • Non bisogna dividere l’attentato a “Charlie Hebdo” è quello al supermercato kasher, un nuovo attacco antisemita come non succedeva da tanti anni;
  • Moltiplicarsi di atti antisemiti in Europa, come l’attentato alla sinagona di Bruxelles; 
  • Ebrei ricchi: vecchi luoghi comuni dell’antisemitismo;
  • I tre terroristi hanno coordinato le loro azioni; vogliono dividerci, dividere la società;
  • La comunità ebraica è preoccupata e quella musulmana anche per atti islamofobi;
  • La radicalizzazione è quello che vogliono i terroristi; dividere la nostra società, creare odio, così rigettiamo i cittadini musulmani;
  • Francia: non parlare di stato islamico, meglio dire terroristi Jihadisti;
  • La maggior parte dei musulmani non sono radicali e terroristi;
  • Gli intellettuali musulmani riflettono su come far entrare l’Islam nella modernità;
  • La redazione di “Charlie Hebdo” è ospite della redazione di “Libération”, condividono parecchie firme, vignettisti;
  • Tanti di “Libération” hanno lavorato per “Charlie Hebdo”, Joszef 15 anni fa;
  • Loro dicono: il limite per noi è la legge; niente insulti, niente istigazione all’odio razziale;
  • Se si rimane offesi, basta non comprare il giornale o c’è il tribunale;
  • Libertà di criticare, di prendere in giro tutte le idee ma non le persone per quello che sono;
  • Dieudonné: “Je suis Charlie Coulibaly”, mettendo insieme il nome del giornale colpito dall’attentato e uno degli attentatori; è stato arrestato per apologia di terrorismo;
  • Non ci sia ambiguità su chi fa queste vignette;
  • Dieudonné è metà comico e metà politico; Beppe Grillo non può più essere considerato un comico, ormai è un politico a tutti gli effetti;
  • Si può ridere di tutto ma non con tutti;
  • Vale la pena rischiare la pelle per una vignetta? Al tempo di Voltaire: vale la pena essere protestante invece che cattolico? Non dobbiamo cedere su questo fronte;
  • “È tutto perdonato” sulla copertina di “Charlie Hebdo”; per alcuni musulmani radicali il solo disegnare il Profeta è un insulto: attenti a non cedere su questo;
  • Se continuiamo a retrocedere, non potremo più fare giornate come questa.