Pensieri su… “Il profumo”

“Quindi parlare di questo universum come di un paesaggio è una façon de parler, sicuramente adeguata e l’unica possibile, perché la nostra lingua è inadatta a descrivere il mondo percepibile con l’olfatto”.

“Il profumo” di Patrick Süskind del 1985 è uno di quei libri che danno l’impressione di non voler svelare la loro trama, mi fa la stessa impressione “Il giovane Holden” di Salinger.

Libro nuovo, trovato in offerta al supermercato.

Sembra di respirare davvero i profumi di cui si sente continuamente parlare o i cattivi odori di Parigi.

Un professore al liceo ci aveva consigliato di leggerlo e sono sempre stata incuriosita da questo libro, finché è arrivato anche per me il momento giusto per comprarlo e alla fine di seguire quel consiglio. Il professore aveva ragione: è un libro che ti prende dalla prima pagina! A volte si perde un po’ troppo nelle descrizioni o nei pensieri dei protagonisti ma affascina con la precisa e dettagliata descrizione degli odori buoni o cattivi e dei numerosi profumi.

Si comincia con terribili cattivi odori, per passare a meravigliosi profumi tutti da immaginare, fino all’assenza di odore umano, puzze e profumi! 

“Colui che dominava gli odori, dominava i cuori degli uomini”.

Jean-Baptiste Grenouille, il protagonista della storia, crea l’odore perfetto che gli permetterà di dominare gli uomini, apparendo quello che non è attraverso l’odore. Lui aveva rubato degli ottimi odori umani ed era riuscito a profumare di bontà e di bellezza.

Questo libro mi ha fatto ripensare al racconto “Il panificio di Bianca” del mio libro “Le Quadrobambole” (Rea Edizioni 2010). Sì, non è carino autocitarsi ma all’improvviso mi sono trovata dentro al negozio di Bianca nel momento in cui la gente parlava del sapore dei dolci. Nella favola, i protagonisti preparano dei dolci mettendoci dentro inconsapevolmente il loro stato d’animo, quello vero: 

“Lo sai, Bianca” le disse un bambino, “i dolci del signor Ugo sanno di tristezza e nostalgia”.

“Non dire sciocchezze!” lo apostrofò subito la mamma.

Il bambino assaggiò un dolce di Bianca e disse: “I tuoi prima sapevano di felicità, adesso hanno il sapore della speranza”.

La mamma lo guardò torva. Poi ne assaggiò anche lei uno e non ribatté.

“Veramente” si fece coraggio il signor Severo, che era lì dietro, “per me i dolci del signor Ugo sanno di odio irrefrenabile”.

“Io ci ho sentito forte invidia!” Disse una signora grassa con un cappello di piume.

“Ma no, era nostalgia e anche preoccupazione” sentenziò un anziano signore vestito di verde.

“Credo dipenda da chi li cucina” concluse Bianca.

Nel libro “Il profumo” si parte da un ragazzo sfortunato con un dono olfattivo incredibile che improvvisamente commette un omicidio davanti agli occhi del lettore, per assistere poi al lavoro accurato di Grenouille come grande profumiere sconosciuto al mondo, e ancora si è spettatori della sua vita come eremita, per ritrovarsi infine a inseguirlo come assassino!

Il libero arbitrio. Il protagonista avrebbe potuto scegliere di percorrere qualsiasi strada. Aveva un dono e sarebbe potuto diventare un grande personaggio, un benefattore dell’umanità. Ma sceglie la via del male. La genialità relativa all’olfatto usata per il male. Non per conquistare il mondo, cosa che Grenouille avrebbe potuto tranquillamente fare, ma per sperimentare e arrivare a creare un profumo umano che costringesse gli altri ad amare chi lo portava. E alla fine lui stesso farà in modo che gli altri lo “amino” fino a ucciderlo e addirittura a mangiarselo.

È questo che però non mi quadra: non si può amare qualcuno fino a ucciderlo. E quindi, Grenouille non aveva creato un profumo che portasse all’amore, perché non si può obbligare qualcuno ad amare. Credo che quel profumo portasse alla devozione, alla deferenza, all’ammirazione, alla ricerca del possesso di chi emanava quel profumo. Ma non all’amore. L’amore non distrugge: l’amore crea.

Un libro comunque geniale.