Non so se vi è mai capitato di trovare qualcuno che su Facebook non fa altro che postare immagini con scritte frasi fatte, tipo: “Un pensiero per chi lotta contro il cancro”, “Oggi è la giornata mondiale di…”, “Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”, “Ti criticano, perché ti invidiano”, e simili. Insomma, quelle frasi che chiunque potrebbe condividere e che sono raccoglitori di facili “mi piace”. Oppure postano frasi altrettanto generiche e condivisibili, tipo: “Io non mi lascerò abbattere dalla vita!”. E tutti a chiedere: “Che ti è successo?”. E il soggetto in questione risponde cose come: “No, niente, poi vi spiego. È che quando ci vuole, ci vuole!”. Non sopporto questo modo di fare che mira soltanto ad ottenere facili consensi e commenti preoccupati di chi ancora crede che davvero la persona che ha scritto quella frase generica su Fecebook abbia realmente un problema!
Nel mio post “Dai belli ai lettori, ecco le 12 tribù che popolano i social network” nel mio blog “Mare d’Inchiostro” del sito “Libreriamo”, ho inserito questo tipo di persone nella categoria “I filosofi”. Ora mi è venuto in mente di chiamarli anche “I buoni”. Sì, perché loro non criticano mai, non invidiano mai, si battono sempre per le giuste cause (basta una condivisione su Facebook per lottare contro i mali del mondo) e sono perfetti e buoni, tanto buoni da doversi difendere su Facebook con dei post rivolti chissà a chi e chissà perché! E nient’altro che ovvietà compaiono sulla loro bacheca! Quasi niente che provenga dal loro cervello! Per la maggior parte sono scopiazzature di frasi fatte oppure reazioni nervose scritte da loro, lunghe al massimo tre righe, contro ignoti! Ignoti cattivi, ovviamente, mentre loro che sono i buoni devono sempre sopportare!
E l’incredibile è che spesso è proprio questa la gente peggiore: quella che predica bene e razzola male!
Ma mi faccia il piacere!