Pensieri su… “Il ponte sul fiume Kwai”

Non avrei mai pensato di leggere “Il ponte sul fiume Kwai” di Pierre Boulle. Poi un mattina, curiosando in una bancarella di libri usati, l’ho visto lì, un’edizione Mondadori del 1965. Ed è diventato parte del mio “bottino” di cinque libri a due euro!

Il linguaggio del testo a volte è un po’ arcaico, visto l’anno in cui è stato pubblicato. L’italiano è cambiato molto. I soldati dicono “Sir” invece di “signore”.

Celebre il film “Il ponte sul fiume Kwai” del 1957, diretto da David Lean, con Alec Guinnes (che ho adorato nel ruolo del nonno del piccolo Lord) a interpretare il colonnello Nicholson. Non ho visto il film e ho letto su internet la trama, che diverge in parte da quella del libro.

Trama

Seconda guerra mondiale. Un gruppo di soldati inglesi è prigioniero dei giapponesi. A capo degli inglesi c’è il colonnello Nicholson. I giapponesi sono comandati dal colonnello Saito, un ubriacone senza spina dorsale, ma imprevedibile in senso negativo.

Da subito Nicholson dimostra di avere la stoffa del vero capo e ottiene il rispetto di Saito. Quest’ultimo pretende che tutti gli inglesi lavorino alla costruzione di un ponte, quello sul fiume Kwai, anche gli ufficiali. Nicholson si oppone e passa brutti momenti, imprigionato. I suoi uomini, nel frattempo, invece di costruire il ponte, fanno di tutto per sbagliare ogni cosa e dover sempre ricominciare da capo. Vista la situazione disperata, Saito cede: sarà l’unico campo di prigionieri in cui gli ufficiali non lavorano. Comincia così la vera costruzione del ponte, grazie al contributo del maggiore Hughes e del capotano Reeves. L’ingegnere giapponese viene descritto come un incapace che non aveva neanche disegnato un progetto. Tutti i giapponesi vengono descritti come barbari e attraverso la costruzione del ponte gli inglesi vogliono dimostrare la loro superiorità. A curare i soldati, per quanto possibile, è il comandante medico Clipton.

Parallelamente si muovono il colonnello Green della “Forza 316”, che è stata inviata sul posto dal maggiore Shears, il capitano Warden e Joyce, un giovane soldato. Il loro compito è quello di distruggere il ponte. Siamo nel Siam e i locali non approvano la presenza dei giapponesi, così alcuni partigiani li aiutano.

Queste due squadre di inglesi, quelli del campo di concentramento e i pochi che lavorano nascosti, sono dalla stessa parte. I Giapponesi sono il nemico.

La costruzione del ponte viene terminata. Sta per passare il primo convoglio giapponese. Intanto, senza che quelli che lo hanno costruito ne sappiano nulla, gli altri inglesi hanno piazzato sui pilastri dell’esplosivo. Tutto dovrebbe filare liscio: il ponte è terminato, è perfetto, e dovrà esplodere al passaggio del treno. Ma come ha detto Shears, non accade mai quello che ci aspettiamo, succede sempre qualcosa. E in questo caso nelle ultime pagine accade l’assurdo, l’imponderabile.

Pagine intense, struggenti per il modo in cui viene descritta la condizione dei soldati inglesi e la crudeltà dei giapponesi, e dettagliate per quanto riguarda la costruzione del ponte e il posizionamento dell’esplosivo.

Fino alla fine si aspetta la costruzione del ponte, unico vero protagonista del romanzo, e la sua distruzione.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.- Spoiler

La mattina del passaggio del treno e dell’esplosione, il livello del fiume si abbassa. L’unico ad accorgersi dell’esplosivo piazzato sui pilastri è Nicholson, che vede anche il filo che porta al pulsante che tiene Joyce. Invece di mantenere il segreto, chiama Saito e lo porta a seguire il filo. Joyce a quel punto è costretto a uscire allo scoperto e ad accoltellare Saito, dicendo a Nicholson di scappare. Ma il colonnello inglese grida aiuto e strangola Joyce, anche se non a morte. Incredibile! L’amore per quel ponte lo porta a tradire gli inglesi e la sua patria. A quel punto arrivano i soldati giapponesi e si avvicina anche Shears, che riceve una botta in testa. Il destino dei due inglesi è segnato. Warden, allora, spara e dà ordine ai partigiani siamesi di sparare a tutti, a Nicholson il traditore per primo. Tutto mi sarei aspettata tranne questo! Un capolavoro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *