“L’utilità dell’inutile” di Nuccio Ordine (Bompiani 2020) è un libro che mi ha colpita appena l’ho visto per caso in libreria. Sono entrata e l’ho notato in un angolino speciale tra i volumi di filosofia. Alla fine di questo libro è stato aggiunto anche un interessante saggio di Abraham Flexner.
Perché studiare per il gusto di farlo? Appunto per il gusto di farlo. Questo ci insegna quanto sia importante la ricerca, sia nel campo scientifico che in quello umanistico. Senza la ricerca scientifica fine a se stessa non ci sarebbero state alcune grandi scoperte. Gli studi umanistici, invece, aprono la mente e permettono ai popoli di aprire la mente, pensare, scegliere e conoscersi. È attraverso la consapevolezza di chi siamo che possiamo vivere come esseri umani in un mondo libero e civilizzato.
Un libro scorrevole e ricco di riferimenti, citazioni, particolari relativi a svariati autori delle epoche più disparate. È interessante vedere come ci sia stato chi si è battuto contro l’utilitarismo. Un libro che, a mio avviso, dovrebbero leggere soprattutto gli studenti, mi riferisco soprattutto a quelli della scuola secondaria di secondo grado. Se qualcuno di loro avesse dubbi sull’importanza dell’istruzione, sul perché stia studiando i classici o la letteratura, qui potrebbe trovare delle risposte. Risposte date nei secoli da illustri nomi.
Vorrei aggiungere qualche mia breve riflessione. Oggi tutto è subordinato ai soldi, al ritorno economico, anche l’istruzione. Si studia per imparare un mestiere e guadagnare. Nel film “Il ragazzo della porta accanto”, con Jennifer Lopez, la protagonista parla a cena con un uomo per un appuntamento combinato. Lei insegna lettere antiche a scuola e l’uomo le chiede perché i ragazzi dovrebbero studiare i classici al giorno d’oggi. Secondo lui, dovrebbero semplicemente imparare un mestiere. Lei gli fa presente il fatto che non si dovrebbe diventare avidi. Si alza da tavola e fa per andarsene; poi ci ripensa, si volta e gli dice: “J.K. Rowling. Miliardaria. Ha studiato i classici”. Io credo però che il punto non sia neanche davvero questo. Il punto è che studiare i classici non ha bisogno di nessuna giustificazione.
Leggere questo libro non poteva non farmi pensare al film “L’attimo fuggente”, con Robin Williams. Inutile dirlo, è uno dei miei film preferiti e lo considero personalmente un capolavoro. Consiglio di rivederlo ogni tanto, in particolare la scena in cui il Professor Keating spiega ai suoi studenti perché studiare letteratura e poesia. La risposta è semplice, perché siamo membri della razza umana. Ed esorta i suoi studenti dicendo: carpe diem. Un consiglio proveniente dall’antichità e sempre attuale.