La ricchezza è mezza bellezza (o la compensa proprio tutta!)

In questo momento le mie riflessioni vanno in una direzione che non avevo mai considerato veramente: i soldi che fanno la bellezza, esteriore e interiore. Spesso vediamo uomini di una certa età e pieni di soldi in compagnia di donne bellissime. Ma esiste anche il contrario: quando l’aspetto fisico carente di una ragazza viene compensato dai soldi di famiglia.
I soldi aiutano la giovane di turno in tre modi:

1. Può vestire sempre firmata e usare trucchi di marca, cercando di compensare al meglio il fatto che sia bruttina o a malapena carina;

2. Anche se poco incline allo studio potrà comunque frequentare un’università, magari privata, mettendoci tutto il tempo che vuole e potendo così esibire un titolo di studio a riprova della sua ormai indiscussa intelligenza;

3. Avrà tanti amici con i soldi che la vedranno bella e intelligente anche se non lo è e tra loro cercherà il suo ricco amore.

Ci sarebbe da chiedersi: quanti di quei ricchi amici le resterebbero accanto se improvvisamente non appartenesse più ad una famiglia agiata? Ma la cosa veramente incredibile sono gli occhi volutamente foderati di prosciutto di tutti quegli amici o presunti tali che ne descrivono la bellezza, l’intelligenza e il rigore morale. Lo farebbero ancora davanti a una ragazza sciocca, bruttina e con pochi soldi?

È proprio vero il detto: i soldi non fanno la felicità… e figuriamoci la miseria!

Che ci vuole a finire una pizza?

Che ci vuole a finire una pizza? Una sera sono stata a cena fuori con degli amici e lo stupore è nato dal fatto che ho finito una pizza intera. E allora? Se non avessi voluto mangiarla, non l’avrei ordinata!

Se esco per mangiare una pizza, mangio una pizza. Una intera. Non voglio criticare chi taglia via tutto il bordino, o chi preferisce un’insalata, o ancora chi salta il dolce. Il punto è che non ci vedo nulla di strano nel fatto che una donna riesca a mangiare una pizza intera. Nel mio caso, dopo l’antipasto.

E poi, ovviamente, mica si può rinunciare al dolce! Dulcis in fundo: il caffè!

Penso che fingere di non avere fame non abbia senso, trattenersi nel mangiare per fare una “buona impressione” neanche; così come non capisco il pensiero comune che le donne mangino poco. Certo, non fa bene abbuffarsi in generale. Ma se si esce per mangiare una pizza, tanto vale gustarsela tutta!

Nell’immaginario comune le donne sono belle, dolci e gentili, e mangiano poco. Già mi è stato detto che assomiglio più a un uomo… Ma il punto è che è sempre sbagliato ragionare per stereotipi.

Ripeto: senza abbuffarsi o esagerare sentendosi male. Ma perché trattenersi per fare “bella figura” mangiando poco? Bisogna essere se stessi. E mangiare tutto quello che c’è nel piatto non è certo una vergogna. Al contrario, non mi piace quando il cibo va sprecato.

Quindi, viva il cibo! Ma senza abbuffarsi. Perché la misura sta bene dappertutto. E anche la pizza!

Trippa al gorgonzola e noci

 
Questa volta il nostro Ratatouille romano mi ha davvero stupita! Posso solo dirvi: buon appetito!

Per tre persone
Tempo 45 minuti
Difficoltà: facile
 
Ingredienti:
Trippa precotta gr.650
Gorgonzola gr.100
Noci 20
Burro 4 noci
Latte 2 bicchieri e mezzo
Salvia 2 cucchiaini
Prezzemolo 3 cucchiaini
Aglio 1 spicchio
Sale mezzo cucchiaio
Parmigiano o pecorino grattugiato q.b.
 
Preparazione:
Sgusciare le noci e tritarle finemente fino alla consistenza di un chicco di riso.
Con una forchetta ridurre il gorgonzola a una pasta densa. Aggiungere la salvia e il prezzemolo. E impastare finché tutto sia ben amalgamato.
Far cuocere la trippa in acqua con mezzo cucchiaio di sale.
Nel frattempo porre il burro in un tegame antiaderente da 20 cm. e farlo sciogliere a fuoco basso facendo attenzione a non farlo friggere.
Aggiungere lo spicchio d’aglio e il latte. Riscaldare il tutto finché sia poco più che tiepido.
Ora aggiungere nel tegame l’impasto di gorgonzola e con un mestolino di legno scioglierlo del tutto a fuoco basso.
Quando il gorgonzola sarà tutto sciolto aggiungere le noci tritate.
Lasciare cuocere, sempre a fuoco basso, finché raggiungerà  un calore più che tiepido diventando una salsa del tutto omogenea.
Togliere lo spicchio d’aglio.
Quando la trippa sarà cotta al punto di essere forata completamente con una forchetta, e sia facile masticarla, scolarla bene e porla nel tegame con la salsa e mescolare a fiamma allegra (ma non troppo!) per cinque minuti.
 
Impiattare molto caldo ridistribuendo il sughetto eventualmente rimasto nel tegame.
Se piace si può guarnire con parmigiano o pecorino grattugiato.
 
Al vostro appetito una buona soddisfazione.

Pensieri su… “Blood & breakfast”

“Blood & breakfast” (Ensemble collana Échos 2014) di Riccardo De Torrebruna è un libro che ho letteralmente divorato! Si legge in poco tempo, è scorrevole e intrigante. Un thriller che comincia in sordina e poi svela quello che probabilmente il lettore aveva già intuito…

All’inizio sembra la storia semplice di un universitario fuori corso, Carl, che poco convintamente studia medicina. Poi un giorno la svolta inattesa: riceve in eredità il casale che era appartenuto a sua nonna e in cui aveva vissuto da bambino.

All’inizio mi piaceva la figura di questo giovane che capisce che lo studio non fa per lui e decide di buttarsi anima e corpo in un nuovo progetto: ristrutturare quel Casale. Per poi magari venderlo oppure… perché non affittare la camera al piano di sopra? Ancora ce l’ho impressa nella mente con il letto a baldacchino, la grande finestra da cui entra la luce e il bagno che non versa proprio in ottime condizioni.

E così comincia la nuova attività di questo giovane che dà l’impressione di dover protetto: solo, alle prime armi, con una triste storia familiare alle spalle.

Poi comincia a fare dei sogni strani… sogni che confinano con la realtà… Fino all’ultima scena, terribile, che mi ha allontanata definitivamente dal protagonista e mi ha lasciata senza parole.

Fate attenzione ai personaggi: il giovane Carl, l’assessore comunale e il venditore ambulante. Chi sono i buoni e chi i cattivi? Chi vuole approfittarsi di chi? Chi potrebbe fare del male a chi? Niente si può dare per scontato.

Un libro scritto bene, senza troppi fronzoli ma con i giusti dettagli, spesso al confine con la poesia. Mi è piaciuta la frase: “Nel suo cuore si era insinuato un sentimento vecchio di secoli, eppure capace di rinnovarsi: la speranza”.

Qualche piccolo appunto:

⁃ pag. 53 “gli ripugna”: lo ripugna.

⁃ pag. 48 “spugnetta rigida”: forse spugnetta ruvida?

⁃ pag. 68 “mondezza”: immondizia.

⁃ pag. 81 “due barattoli di aranciata”: due lattine.

⁃ pag. 161 “carogne” ma in questo caso si tratta di cadaveri, visto che sono esseri umani; le carogne o carcasse sono quelle animali.

Una lettura veloce in cui mi sono chiesta ad ogni pagina e ad ogni capitolo cosa sarebbe successo dopo. E di cose ne accadono davvero tante…

Breve spoiler ——->

Mi sono affezionata troppo al cane Django! Fedele al suo nuovo padrone fino alla fine! Nonostante tutto lui ama Carl e lo difende, perché lui gli ha dato una casa e da mangiare. In qualche modo lo ha accolto quando, ritrovatosi anche lui da solo, il mondo esterno lo aveva rifiutato. Una scodinzolata di vita! E alla fine si è meritato un posto in cui si sarebbero presi cura di lui in maniera adeguata: per me è stato un sospiro di sollievo!