La cucuzza

 “Cucuzza”: è così che in Sabina viene chiamata la zucca. Stavolta il Ratatouille romano non c’entra, sono io a proporvi questa ricetta antica e semplice.

La zucca va tagliata a fette non troppo spesse. Ricordatevi di tagliare via la buccia.  Le fette devono essere passate nella farina una ad una.     Preparate una teglia foderandola con della carta da forno. Poi sistemate le fette di zucca impanate una sull’altra nella teglia, aggiungendo un filo d’olio (giusto un filo) tra uno strato e l’altro, e un pizzico di sale. Bisogna formare diversi strati, almeno quattro.   A questo punto, la zucca può essere infornata e va lasciata cuocere finché la superficie non diventa dorata. Ci vuole una mezz’ora con il forno a 180 gradi.

Quando è cotta, versate sulla superficie una salsa fatta con aglio schiacciato, aceto e rosmarino. La cucuzza è ottima appena sfornata ma io la preferisco fredda il giorno dopo.

Buon appetito!

Grazie dei libri!

 Grazie a tutti quelli che mi hanno inviato dei libri! Grazie a scrittori ed editori! Nel mio blog preferisco considerare le recensioni “pensieri su…” e le interviste “chiacchierate” in cui ci diamo del tu. A presto per nuove “chiacchierate” e “pensieri su”!

Il giardino dell’anima

Ho letto su Facebook di un’incontro alla Biblioteca “Peppino Impastato” di Poggio Mirteto (RI) in cui si parlava di giardini interiori. L’incontro prendeva spunto dal libro “Di che giardino sei?” di Duccio Demetrio. Era pane per i miei denti. E sono andata. Ieri. In compagnia di mia madre. Non immaginavamo un così piacevole pomeriggio!   L’idea, nata dalla bibliotecaria Lauradaniela Tusa, è quella di fare una serie di incontri in primavera attraverso i quali ricostruire il giardino interiore legato all’infanzia di ognuno, per scrivere la propria autobiografia. L’ho trovato un progetto interessante. Soprattutto perché amo la scrittura a mano e userei carta e penna per raccontarmi. Sarebbe anche interessante avvicinarsi al giardino in senso letterale, mettendo effettivamente le mani nella terra. E io questo lo faccio già!

Ogni partecipante ha poi scelto una delle immagini di giardini disposte su un piccolo tavolo, tratte dal libro “Di che giardino sei?”: tutti quadri meravigliosi. Nel libro ognuna era legata a una descrizione che riguardava chi era andato a sceglierla. Tutte erano calzanti!  Vi dico soltanto che l’immagine scelta da me rappresentava una serra: un luogo in cui vengono selezionate e tenute a riposo svariate piante dalle origini più disparate. Mi ci sono rispecchiata immediatamente: la mia serra sono i miei libri scritti e da scrivere, in stallo, quasi in stampa, da correggere, da terminare, filastrocche, poesie, favole, racconti, romanzi, testi scritti a mano, sullo smartphone o con il portatile, favole, filastrocche, racconti, poesie! 

Spero davvero che questo progetto di una serie di incontri si realizzi, credo si rivelerebbe una bella esperienza umana e di scrittura. Ogni partecipante ha ricevuto un regalo molto carino: un quadernino rilegato con copertina in carta fatta a mano! A me ne è toccato uno rosa: delizioso! A crearli è stata Mariangela Pietraforte, e magari si farà anche un laboratorio guidato da lei per realizzare dei quaderni. Mi piacerebbe imparare a farli. Ebbene: è stato un bel pomeriggio, ricco di idee e spunti, e di due progetti che spero troveranno la luce.

Emma e le sue storie vere di donne

 Chi è Emma Fenu?

Emma è una Donna complessa, non complicata: forte e fragile, passionale e empatica, idealista e tollerante, profonda e infantile. Una creatura ricca di ossimori, che ogni minuto cresce, acquisisce esperienza e diventa un po’diversa, come un’eterna Alice.

La tua vita ha una caratteristica: non vivi sempre nello stesso posto…

Sì, sono nata e cresciuta ad Alghero, ma ho vissuto in Medio Oriente e, ora, a Copenhagen. È una scelta che nasce dalle esigenze lavorative di mio marito e che ha aspetti duri da digerire, ma regala l’opportunità meravigliosa di conoscere il mondo e di arricchirsi delle diversità, trovando punti di contatto perfino dove paiono improbabili.

Dov’è casa per te?

Una è la casa dell’infanzia e della memoria, ed è quella dei miei genitori. L’altra è itinerante, segue i miei percorsi ed è racchiusa nella mia anima. Dove sono io è “casa”, come se fossi una lumaca dal guscio in continua evoluzione.

Ti senti più una cittadina del mondo o una sarda doc?

Entrambe le definizioni sono calzanti! Ho un forte sentimento di identità ed appartenenza che mi lega alla mia terra, ancora più ora che ne sono distante, ma questo non esclude la voglia di conoscere, di condividere, di incuriosirsi, sentendosi parte pulsante di un mondo che ci comprende tutti e proprio nelle nostre differenze, che esulano da quelle prettamente geografiche, trae la sua bellezza. Bellezza a cui non posso che tendere, senza dimenticare le mie preziose origini.

Sei un’appassionata di lettura e letteratura, e possiamo trovarti in diversi luoghi del web…

Coltivo molteplici interessi, tuttavia la letteratura e l’iconografia occupano il primo posto: recensisco libri, intervisto scrittori, mi occupo di analisi letterarie e artistiche, stilo diari viaggio, sono tutor di un corso di scrittura creativa e amministro gruppi facebook a tema. Collaboro con Passione Lettura, Libreriamo, Gli scrittori della porta accanto, Letteratura al femminile, Cultura al Femminile e, saltuariamente, per Meme Cult e Cosebelle Magazine.

Questa estate hai presentato il tuo primo libro, “Vite di madri” (Echos Edizioni, 2015) ad Alghero, in Sardegna. Di cosa parla questo tuo primo lavoro? Hai in mente altre presentazioni?

  
“Vite di Madri. Storie di ordinaria anormalità” è un romanzo-inchiesta, nato da una ricerca sul campo durata due anni, nel corso della quale ho raccolto 151 storie vere di donne. Il libro ne annovera 12, da me rielaborate, affinché, attraverso esperienze drammatiche quali l’abbandono, la violenza, la depressione, l’infertilità, l’aborto e la malattia, il lettore potesse, infine, intravvedere la luce di queste guerriere che ce la hanno fatta, risorgendo dalle proprie macerie.

Evidenziando i lati più oscuri della maternità, che rifuggono gli stereotipi, ho voluto affermare che tutte possiamo essere sterili, se ci vengono sottratti diritti, e tutte possiamo essere madri, non solo di bambini, ma, autocitandomi, anche “di idee, di progetti, di sogni. Seni turgidi di Dee che accolgono amiche, sorelle, mariti, amanti. Madri delle proprie madri e perfino di se stesse.

Capaci di far germogliare speranza e abortire fantasie, di creare dal nulla e di nutrire di sé: totalmente imperfette e, per questo, così seducenti e difficili da decifrare”.

La prima presentazione ho voluto che fosse nella mia amata città natale, con l’intervento di Aldo Sari, titolare di cattedra di Storia dell’Arte presso l’Università di Sassari. Ma, in autunno e, in seguito, in primavera, sarò a Brescia, Pordenone, Torino, Roma (ben 4 volte), Bologna, Parma e Catania.

Alcuni saranno eventi dal tenore più tecnico, inseriti in un contesto medico e psicologico, altri avranno il pathos di una dimensione teatrale, altri la calda informalità di una chiacchierata.

Cos’è per te scrivere?

Scrivere è comunicare, in primis con se stessi, infine, con la pubblicazione, con gli altri. Scrivere è dare vita ad un libro affinché segua la propria strada e raggiunga i lettori, diventando libero, non più appendice dell’autore.

Dove e quando scrivi?

In qualunque “casa”, ossia dove la mia anima si sente al sicuro, e principalmente la notte, quando sono più creativa e il silenzio rende assordanti le voci dei miei protagonisti.

Hai in progetto di pubblicare altri libri?

Sì, ho ben tre progetti in fieri! Due, a quattro mani, dal tenore ironico e leggero che permette di esprimere la verità con intelligenza e di strappare al lettore un sorriso complice. Un terzo, invece, è più nel mio stile: è un romanzo di donne, di memorie, di misteri svelati e verità da ricercare nella propria storia, che non inizia con il primo vagito, ma va a ritroso, nel fluire delle generazioni.

Hai altro da voler condividere con i nostri lettori?

Vorrei ricordare che tutto il ricavato dei miei diritti d’autore di “Vite di Madri” andrà all’A.P.E. (Associazione progetto endometriosi) per sostenere la onlus che è stata vicina a me e mia madre, entrambe affette da tale patologia, e che, attraverso l’informazione e la ricerca, garantisce alle “figlie” un futuro sereno, privo di dolore e di problematiche legate alla fertilità.

 Grazie, Emma!

Grazie a te Elisa: è stato piacevole ed interessante rispondere alle tue domande. Ne sono onorata.

Rotolo unico

 Irresistibile rotolo preparato dal Ratatouille romano che ci delizia con le sue golosità!

Per tre persone
Tempo: un’ora e mezza

Difficoltà: Facile

Ingredienti:

4 Funghi champignon

4 carote

Melanzana, come indicato

Sedano

Mortadella, come indicato (opzionale)

2 Uova (opzionali)

Olio E.V.O.

Sale, come indicato

Zucchero, come indicato

Vinaigrette

Preparazione:

Lavare e pulire i funghi. Tagliarli a fettine finissime.

Sbucciare le carote e tritarle finemente se possibile con il pimer, oppure tagliarle a strisce.

Sbucciare mezza melanzana. Tagliarla a fettine finissime.

Tagliare nove fettine finissime di mortadella.
  Cuocere due uova sode. Tagliarle a fettine finissime.

In un padellino rosolare per circa cinque minuti le fettine di champignon in olio bastante.

Grigliare le fettine di melanzana. Liberare la pasta sfoglia dalla confezione (per questa occasione non conviene prepararla da sé) stendendola su una spianatoia.

Preparare un misto con una parte di sale e due di zucchero e distribuirlo sulla superficie della pasta sfoglia.

Stendere il trito di carota su tutta la superficie della pasta sfoglia lasciando liberi per tre-quattro centimetri i lati, oppure aggiungere in seguito le carote tagliate a strisce. 

 Ora distribuire sulla pasta sfoglia in ordine le fettine di champignon, le fettine di melanzana, le fettine di carota se non le avete tritate, il sedano a strisce, e se volete anche le fettine di mortadella e le fettine di uova sode. Ora ripiegare delicatamente a rotolo la pasta sfoglia chiudendo nel lato libero da ingredienti e ai lati del rotolo comprimendo la pasta. Oliare con un pennellino la parte superiore del rotolo e infornare a 170° per almeno mezz’ora, controllando la cottura.

Preparare una vinaigrette.

2 cucchiai di aceto di mele

4 cucchiai di olio extravergine di oliva

2 cucchiai di succo di limone

sale q.b.

Sbattere gli ingredienti finché non saranno emulsionati e omogenei. Quando il rotolo sarà cotto, tagliare a piacere secondo le quantità desiderate dai commensali: un solo pezzo a persona.

Versare una quantità adeguata di vinaigrette sul fondo del piatto.

Adagiarvi la porzione di rotolo. Al vostro appetito una buona soddisfazione!

Pensieri su… “Un firmamento di stelle”

  

“Ho sempre pensato che la sensibilità sia sinonimo di coraggio. L’emotività rivela le sensazioni più vere, le mostra agli altri senza timore e coglie ogni sfumatura di vita. La comprensione degli stati d’animo è l’atto iniziale”.

L’ho letto. L’ho letto mentre stavo leggendo altri libri, quando pensavo che avrei aspettato di finirne almeno un altro. L’ho letto una mattina sul treno, perché la mia borsa era già piena e non c’entrava uno dei libri in lettura, quindi ho letto l’e-book che avevo salvato nello smartphone. L’ho letto perché ero curiosa. L’ho letto perché Rosaria era ancora più curiosa di me e mi aveva chiesto poco tempo prima del suo libro, ma ancora non avevo saputo dirle niente. Ve la ricordate, Rosaria, no? Ho fatto con lei una chiacchierata su questo blog di recente.

Premetto che non sono un’appassionata di poesia ma dopo questo libro ho cominciato a scrivere poesie sull’autunno… 

“Un firmamento di stelle” (flower-ed 2015) è una raccolta di poesie in formato e-book. È breve, troppo breve, perché quando finisci di leggerle ne vorresti ancora! Si tratta di poesie brevi ma che ti fanno riflettere ad ogni riga. Ogni frase, ogni concetto, mi faceva pensare alla mia vita, alle mie esperienze, a quello che io potevo condividere e non condividere di tutto quello che veniva detto. È come se Rosaria avesse aperto continue spaccature nella terra e da queste fosse riuscita a far uscire le mie emozioni e i miei ricordi come acqua che sgorga. All’inizio ho avuto come l’impressione di una nota di tristezza, poi il tono cambia e c’è speranza.

Nei versi di “Tramonto” mi sono trovata in disaccordo con il pensiero dell’autrice: il tramonto non mi fa smettere di sperare, è come l’autunno e per me è solo un’attesa di rinascita. La speranza per me non cessa con il tramonto. E così ho cominciato a riflettere, a pensare cosa sia per me la speranza, cosa sia per me il tramonto, quali colori e temperature abbia… E il miracolo di Rosaria era fatto: ecco un altro solco profondo nella terra del mio animo.

E poi è arrivata “Gli occhi dei bambini”: bellissima! La mia preferita! Ottimismo, positività, ricominciare a credere nelle emozioni. Io direi che con i bambini si ricomincia a credere nella vita! I loro occhi sono davvero luminosi come stelle, sempre, perché esprimono continuamente vere emozioni. 

Vi consiglio questa raccolta di poesie, di cuore, e complimenti a Rosaria che ha toccato il mio.