Pensieri su… “Cari mostri”

 E va bene, lo confesso: non ho resistito a prendere “Cari mostri” di Stefano Benni! Ero impegnata con il gruppo di lettura, con l’argomento dell’Islam, quando ho letto di questo libro su Facebook. Vi premetto che a me Stefano Benni non piaceva! Mi avevano regalato “Baol” e non mi era piaciuto per niente. Poi un giorno, per caso, ho letto una raccolta di racconti del terrore e tra questi c’era anche “Oleron”: l’ho adorato! Così, un’amica accanita lettrice mi ha subito consigliato la raccolta che contiene questo racconto: “Il bar sotto il mare”. Mi è piaciuto! Ma avrei voluto che Benni continuasse sulla linea di “Oleron”. E poi la sorpresa: “Cari mostri”! Sembrava l’avesse scritta apposta per me! Subito in libreria!

L’autore avrebbe potuto usare un linguaggio meno forte, ad esempio evitando parolacce e altre frasi pesanti. 

Questi racconti ci fanno riflettere sulla nostra società attuale e anche sulla direzione in cui stiamo andando. Ma non voglio anticiparvi niente, ognuno trarrà le proprie conclusioni.

Quando si scrive Chiesa intesa come istituzione, va scritto maiuscolo e non minuscolo! Ci sono racconti che hanno a che fare con la Chiesa e, anche comprendendo che l’autore voglia usare spesso uno stile irriverente, credo che in alcuni momenti abbia davvero esagerato. In generale, credo che le figure che incontriamo nel Vecchio e nel Nuovo Testamento non siano personaggi letterari e che non dovrebbero essere usate come tali, soprattutto facendo compiere loro azioni che assolutamente non li rispecchiano! C’è stato un attentato alla redazione di Charlie Hebdo per molto meno… Non che io lo giustifichi, ovviamente, ma la satira deve avere un limite.  A volte ho come l’impressione che ci sia la strana percezione in giro che alla religione Cristiana, Cattolica in particolare, si possa dire e fare di tutto. Tanto i Cristiani sopportano. Non è così! Non credo sia giusto ironizzare in questo modo e tirare frecciatine alla Chiesa, solo perché tanto nessuno dirà niente. Il rispetto dovrebbe sempre essere la prima cosa, in ogni campo, anche in quello della letteratura. Sono rimasta delusa e dispiaciuta da questa cosa. Peccato. Tanto talento usato a sproposito.

Paese, inteso come nazione, va scritto maiuscolo e non minuscolo.

Libro letto in pochi giorni. Scrittura accattivante. Ogni racconto uno stile diverso. Ogni racconto scorrevole. In un attimo, sei nella storia e poi subito fuori, per rituffarti in un mondo tutto diverso. Tranne, come ho spiegato, alcune storie che non ho apprezzato nei contenuti, sono racconti emozionanti, che fanno spesso riflettere. Non solo “mostri” ma anche momenti in cui ripensare al nostro modo di vivere. Noi che tolleriamo tutte le guerre – ormai siamo abituati -, noi che non salvaguardiamo la Terra, noi che andiamo dietro a falsi idoli come le ragazzine con i giovanissimi cantanti, noi che troppo spesso dimentichiamo cosa sia il rispetto per il prossimo. Ma c’è molto, molto di più su cui riflettere dopo ogni racconto, per chi vuole farlo.

Spoiler – Il racconto “La storia della strega Charlotte” mi ha fatto ripensare alla filastrocca “La Fata Gallura” di Antonio Rubino che avevo in un libro di scuola alle elementari. La maestra ce la fece saltare ma io la imparai lo stesso a memoria! Nella filastrocca, il nonno dice al nipotino che questa filastrocca dura un tempo “incredibile” e gli chiede se sia davvero sicuro di volerla ascoltare. Così succede per la strega Charlotte, della quale però alla fine il marinaio non rivela niente. Invece il nonno qualcosa dice della Fata Gallura. Poi, in tutti e due i casi, i bambini vengono presi dal sonno e si addormentano.

Mi piacerebbe partecipare alla caccia al Wenge nelle librerie Feltrinelli d’Italia! Se lo trovo, posto la foto!

Ho pure sognato di trovare un Wenge di cartone, che però sembrava più un orsacchiotto, mentre dormiva sotto una copertina rosa disegnata! Si poteva mettere per terra e farcisi un selfie! Il problema è che i selfie fatti col mio smartphone, prima raffiguravano una me bionda, con gli occhi azzurri e i capelli corti – e vi assicuro che non sono io – poi quelle foto sono sparite e ce n’erano un’infinità con montagne rocciose e vecchi ruderi! Credo fossero i posti dove viveva il Wenge… Solo io posso fare questi sogni…!

Ho visto… “La venditrice di speranza”!

 Finalmente ho visto anch’io le pagine che contengono il mio racconto “La venditrice di speranza” nell’antologia “I racconti di Cultora Centro-Sud” (Historica Edizioni 2015)!

Il mio racconto è stato selezionato e pubblicato per la prima edizione del concorso letterario “Racconti di Cultora”. La premiazione dei vincitori del centro e del sud Italia si è svolta lo scorso 23 maggio a Roma.   I racconti sono stati divisi in base alla provenienza geografica dei rispettivi autori, a questo si riferisce il titolo delle diverse antologie, e sono di vario genere. Avevo visto sul web una foto della premiazione che riguardava i “Racconti dal Piemonte” al Salone Internazionale del Libro di Torino e quindi sapevo che venivano consegnati ai vincitori degli attestati di colore giallo.

Pensavo che mi sarei vergognata a sentirmi chiamare per andare a ritirare il mio attestato davanti a una vasta platea e invece, inaspettatamente, era semplicemente piacevole essere lì. L’editore chiamava, gli applausi, la stretta di mano, la consegna dell’attestato, i sorrisi delle persone care. Tutto così naturale, così semplice.   La vera emozione è stata tenere il libro tra le mani. Appena arrivata, sono corsa verso il tavolo con sopra esposte le numerose copie! È stato bello vedere il libro, averlo tra le mani, annusarlo; bello avere vicine le persone che mi sono care: i miei genitori, chi per me è l’altra metà della mela e una persona cara che è stata così carina da venire a farmi onore e compagnia.

Se non si condividono i bei momenti con chi amiamo, quelli diventano nulli. 

Un punto interessante è stato toccato dall’editore. Se la gente va, ad esempio, al Salone Internazionale del Libro di Torino o a Più Libri Più Liberi a Roma, e poi si mette in coda per visitare solo gli stand dei maggiori autori italiani per acquistare gli ultimi libri usciti di nomi noti e pagarli a prezzo pieno (dopo aver pagato anche il biglietto d’ingresso), tanto vale andare in libreria e magari usufruire anche di qualche sconto; oppure, aggiungo io, acquistarli nelle librerie on line. Andare a una fiera del libro dovrebbe essere, a mio parere, soprattutto una scoperta. Quindi, in generale sì alle grandi case editrici e agli autori più conosciuti, ma durante una fiera del libro si dovrebbe dire sì soprattutto alle piccole case editrici e a quegli autori esordienti che potrebbero stupirci o a quegli scrittori che magari esordienti non sono ma fanno fatica a far conoscere il loro mondo letterario.

Inutile dire che continuo a scrivere. E a leggere.

La verità è comunque che non conosco gli altri autori dell’antologia “I racconti di Cultora Centro-Sud” e non ho ancora letto gli altri racconti… E sono curiosissima!

Premiazione del Concorso letterario per racconti a tema libero “Cultora”

 
La premiazione dei vincitori della prima edizione del Concorso letterario per racconti a tema libero “Cultora”, per gli autori del centro e del sud Italia, avrà luogo sabato 23 maggio alle 18 a Impact Hub in Viale Scalo San Lorenzo, 67 a Roma. Nella stessa occasione sarà anche presentata l’antologia “I Racconti di Cultora” Centro-Sud (Historica Edizioni 2015). 

Come sapete, io ho partecipato con il racconto breve “La venditrice di speranza”, ambientato nel mondo delle Quadrobambole, che si svolge in parte nella Città di Carta.

Il concorso è stato indetto dal portale di informazione culturale Cultora (www.cultora.it) in collaborazione con Historica Edizioni.

“Racconti di Cultora” 

 Arriva l’antologia “Racconti di Cultora” (Historica Edizioni 2015) alla quale anch’io ho contribuito nella raccolta Centro-Sud con un racconto breve dal titolo “La venditrice di speranza”, essendo risultata tra i vincitori della prima edizione del Concorso letterario per racconti a tema libero “Cultora”, indetto dal portale di informazione culturale Cultora (www.cultora.it) in collaborazione con Historica Edizioni. Il racconto è ambientato nel mondo delle Quadrobambole e si svolge in parte nella Città di Carta.

Dal 14 al 18 maggio l’antologia sarà disponibile al Salone Internazionale del Libro di Torino, al Lingotto Fiere, presso lo stand di Historica Edizioni e Giubilei Regnani Editore (padiglione 1 B68-C57). È stato deciso di non fare la premiazione durante il Salone del Libro, perché si rischiava di avere a disposizione uno spazio ridotto in un orario scomodo, visto l’ampio numero di presentazioni in quei giorni. 

La premiazione avverrà quindi dopo il Salone del Libro di Torino. Presto ulteriori notizie!

Siamo tutti Charlie?

Siamo tutti Charlie? 

Libertà di stampa e dialogo tra culture dopo il 7 gennaio 2015.

Ne hanno discusso e poi deciso che nel titolo andava il punto interrogativo. 
È stato un bel seminario anche se è durato più di quattro ore! Un’occasione per toccare tanti temi grazie ad altrettanti relatori.

Arrivando, mentre camminavo sul marciapiede, ho visto dei poliziotti. Non li ho subito collegati al seminario che si stava per svolgere a Roma e che vedeva al centro la libertà di stampa e quello che è accaduto il 7 gennaio 2015 alla redazione di “Charlie Hebdo”. Curiosità: io sono nata il 7 gennaio. Entrando al Centro Congressi dell’Università “La Sapienza” di Roma, sede del seminario, ho notato che non si poteva entrare subito in aula: alcuni poliziotti in borghese lo impedivano. Poi, scattata l’ora d’inizio, ci hanno fatti entrare uno alla volta e chiesto di aprire le borse. Mi sono sembrate precauzioni un po’ esagerate lì per lì, o forse sono io che non ho ancora realizzato che il mondo è cambiato.

Forse dovremmo chiedercelo: siamo tutti Charlie? O abbiamo troppa paura? Il succo del discorso è che non dobbiamo averne: la libertà di stampa è un nostro diritto. E non solo: lo è anche la libertà di opinione. E non solo: un nostro diritto è la libertà.

Si sono succeduti tanti relatori. Troppo lungo parlare esaurientemente di tutto quello che è stato detto. E per motivi di tempo, molti hanno anche ridotto il proprio intervento. Vi lascio di seguito qualche appunto sull’intervento di Eric Jozsef, inviato di “Libération”:

  • Pochi avevano letto “Charlie Hebdo” prima dell’attentato;
  • Giornale nato nel ’78, si definisce un contropotere;
  • Informazione, ironia e satira;
  • Contro tutti i poteri, non era focalizzato sull’Islam;
  • Si diverte a rivelare il lato ridicolo, contraddittorio di politici, giornalisti e religioni;
  • 2/3 delle pagine parlano di politica;
  • La prima pagina ha parlato di religione solo nel 7% dei casi, la metà delle volte di quella Cattolica; solo nel 20% dei casi di Islam;
  • In 10 anni solo 7 copertine con l’Islam e il Profeta in prima pagina;
  • Negli ultimi anni ci sono state querele di associazioni musulmane, in precedenza dall’estrema destra e da associazioni cattoliche:
  • Il 7 gennaio è stato l’11 settembre europeo? Sì, la nostra identità è stata colpita al cuore, colpendo “Charlie Hebdo”, i rappresentanti dell’istituzione francese (i poliziotti) e i cittadini ebrei nel supermercato kasher. È stata colpita l’identità europea;
  • 11 settembre: attacco esterno;
  • 14 gennaio: azione che viene da dentro di noi;
  • Non bisogna dividere l’attentato a “Charlie Hebdo” è quello al supermercato kasher, un nuovo attacco antisemita come non succedeva da tanti anni;
  • Moltiplicarsi di atti antisemiti in Europa, come l’attentato alla sinagona di Bruxelles; 
  • Ebrei ricchi: vecchi luoghi comuni dell’antisemitismo;
  • I tre terroristi hanno coordinato le loro azioni; vogliono dividerci, dividere la società;
  • La comunità ebraica è preoccupata e quella musulmana anche per atti islamofobi;
  • La radicalizzazione è quello che vogliono i terroristi; dividere la nostra società, creare odio, così rigettiamo i cittadini musulmani;
  • Francia: non parlare di stato islamico, meglio dire terroristi Jihadisti;
  • La maggior parte dei musulmani non sono radicali e terroristi;
  • Gli intellettuali musulmani riflettono su come far entrare l’Islam nella modernità;
  • La redazione di “Charlie Hebdo” è ospite della redazione di “Libération”, condividono parecchie firme, vignettisti;
  • Tanti di “Libération” hanno lavorato per “Charlie Hebdo”, Joszef 15 anni fa;
  • Loro dicono: il limite per noi è la legge; niente insulti, niente istigazione all’odio razziale;
  • Se si rimane offesi, basta non comprare il giornale o c’è il tribunale;
  • Libertà di criticare, di prendere in giro tutte le idee ma non le persone per quello che sono;
  • Dieudonné: “Je suis Charlie Coulibaly”, mettendo insieme il nome del giornale colpito dall’attentato e uno degli attentatori; è stato arrestato per apologia di terrorismo;
  • Non ci sia ambiguità su chi fa queste vignette;
  • Dieudonné è metà comico e metà politico; Beppe Grillo non può più essere considerato un comico, ormai è un politico a tutti gli effetti;
  • Si può ridere di tutto ma non con tutti;
  • Vale la pena rischiare la pelle per una vignetta? Al tempo di Voltaire: vale la pena essere protestante invece che cattolico? Non dobbiamo cedere su questo fronte;
  • “È tutto perdonato” sulla copertina di “Charlie Hebdo”; per alcuni musulmani radicali il solo disegnare il Profeta è un insulto: attenti a non cedere su questo;
  • Se continuiamo a retrocedere, non potremo più fare giornate come questa.