Liberi sulla carta

Qualche anno fa ho visitato per curiosità “Liberi sulla carta – Fiera dell’editoria indipendente” che si teneva a Poggio Mirteto (Ri). Negli anni successivi questa fiera è stata spostata a Farfa, nel Comune di Fara in Sabina (Ri), e mi sono avvicinata sempre di più a questo evento che ormai aspetto ogni anno. Ho partecipato come giuria al premio letterario “Arthé” e presentato lì il mio secondo libro per bambini “Nel mondo delle Quadrobambole” (Nicodemo Edizioni 2010) con un laboratorio; abbiamo prima letto una favola e poi colorato insieme ai bimbi alcuni disegni delle Quadrobambole. È stata una bellissima esperienza: settembre, il clima mite, i colori, i sorrisi e l’atmosfera serena che sempre accompagna i lettori e la lettura.

Sono rimasta in qualche modo legata a questa fiera che negli anni è diventata sempre più grande e ricca di ospiti di un certo calibro e di piccoli editori.
Posso dire per esperienza personale che scrivere per una piccola casa editrice vuol dire doversi rimboccare le maniche per farsi conoscere, e lavorarci ogni giorno. Credo quindi che tre giornate dedicate alla piccola editoria siano una grande cosa. Ma “Liberi sulla carta” non è soltanto questo, basta guardare tutte le iniziative passate e future che si legano a questa manifestazione. Se siete curiosi, cercate nel web e su Facebook.
Trovo questa fiera che dà voce alla piccola editoria una delle più interessanti iniziative che ho incontrato. Farfa è un posto magico e penso sia la cornice più adatta per leggere e sognare.
Quest’anno c’è stato un crowdfunding per sostenere “Liberi sulla carta” e permettere che si ripetesse. Probabilmente passerò a dare un’occhiata, in cerca di nuovi libri da leggere, scritti da autori che con coraggio e un pizzico di ottimismo si fanno avanti. E magari troverò un libro che davvero mi piace e chiederò a un altro scrittore coraggioso e ottimista di parlarmi di sé e del suo mondo.

Ma è laureata!

Più vivo e più mi rendo conto che la mia visione del mondo non rispecchia quella comune. Quasi per niente. Diciamo pure per niente.
Titolo, soldi e bellezza: è questo che ci rende grandi agli occhi della società. Non conta nient’altro.
Vi faccio qualche esempio.
Se un giovane rampollo di una ricca famiglia dovesse, chissà come, mettere incinta una giovane straniera di origini modeste, sarebbe terribile! Metterebbe in imbarazzo generazioni intere! Ma ecco risolto il problema: lei è laureata! E allora tutto va bene!
Se un diplomato dovesse ritrovarsi in una cena alla quale partecipano solo persone che hanno un certo titolo di studio, come potrebbe non farsi mettere da parte? Anche questo dilemma è risolto: basta che sia anche lui benestante! Tutti lo accoglierebbero a braccia aperte!
Se al titolo di studio e alle capacità economiche aggiungessimo anche la bellezza (soprattutto nel caso delle signore), tutto risulterebbe ancora più semplice.
Visto com’è facile farsi accettare?
Essere bravi in qualcosa non serve a niente senza una laurea. Dimostrarsi sempre gentili e altruisti ci farà apparire solo degli sciocchi, se non dimostriamo che la nostra beneficenza è una quota minima rispetto al capitale che abbiamo a disposizione.
L’aspetto fisico, poi, non va mai trascurato! Un mascara di marca e un fondotinta che cancella le imperfezioni potrebbero renderci quantomeno accettate!
Sono solo esempi di situazioni che potrebbero verificarsi…
E poi, mi rendo conto di quanto sia bello il sorriso di un bambino e di quanto non vorrei che i piccoli crescessero in un mondo così. Un mondo che ti taglia fuori se non hai gli abiti firmati. E vorrei tanto che fossero i bambini a insegnarci a vivere, con la spontaneità e la voglia di imparare che hanno. Loro, che ti giudicano in base a quello che sei, a come ti comporti, a quello che dici. Loro, che non riconoscono le tue scarpe firmate e non capiscono se sei appena stata dal parrucchiere. I bambini, che non vogliono sapere quanto guadagni, che non si chiedono di che razza sei.
Un giorno cammini per strada e magari chi ti salutava dopo il diploma, ora che sei disoccupato mentre lui lavora, non ti riconosce più. E speri nei bambini. Sempre.

Quasi poesia

Un dono accettato

La vita scivola via,
Dicono più velocemente dai diciotto anni.
A me sembra che la mia
Abbia preso il volo dai sedici.

La maestra alle elementari ci chiese:
“Come vi vedete a 30 anni?”.
Quel futuro sembrava così remoto,
Buio,
Irreale,
Insondabile.
Chissà che risposi?
Non me lo ricordo più.
Forse dissi:
“Laureata, con un lavoro”.
Pensare a una famiglia mia era troppo a quell’età.
Bambina.
Mi chiedevo che aspetto avrei avuto.
Chissà perché, mi immaginavo
Alta, riccia e con i capelli neri sulle spalle.
Forse gli occhiali.
Ma l’orizzonte più vicino
Era il passaggio alle scuole medie.

Poi la vita corre:
Prendi la rincorsa studiando
E quando hai finito non sai
Verso dove sei lanciato
Ma da qualche parte andrai a sbattere.
Scivoli, rotoli e la coperta della tua vita si accorcia:
Diventa lunga dietro e corta davanti.
Ti rendi conto di quanta ne hai vissuta
E cerchi sempre più di non sprecarla.

Perché la vita è un dono:
Lungo o breve è un dono;
Più o meno facile è un dono;
E che ci piaccia o no resta un dono che abbiamo accettato.

Fichi da latte

Stavolta il nostro Ratatouille romano parla di una ricetta tradizionale! 🙂 La foto che vedete qui sotto mostra i fichi in una variante in padella e una frittata di fichi.

Non tutti posseggono un terreno con una o più piante di fico. Certamente più di qualcuno avrà un parente, un amico o un conoscente che potrebbe gentilmente procurare anche una minima quantità di questo frutto meraviglioso, in qualche modo.
I puristi certamente saranno perplessi nel leggere questa semplice ricetta; tuttavia nella tradizione popolare è ben conosciuta ma non tramandata adeguatamente se non a voce e ormai quasi dimenticata.
Un suo recupero, oltre che tecnicamente doveroso, è gastronomicamente appagante.
Il difficile di questa ricetta è… procurarsi dei fichi appena spuntati dalla pianta, di conseguenza prematuri e piccolissimi. Il tempo di raccolta sarà perciò da metà agosto ai primi di settembre, a seconda delle zone e dei microclimi. Va ricordato che esistono delle varietà di pianta che fruttificano anche da metà marzo in poi… ma questa è un’altra storia.
La ricetta è molto semplice, solo arricchita di una variante che nulla toglie alla “sacralità” della tradizione, ma apporta un tocco di dolce freschezza al gusto particolare di questo piatto.

Ingredienti per 4 persone:

25/30 fichi appena spuntati, piccolissimi
4 uova fresche
1 spicchio di aglio
½ cipolla rossa o un porro di media grandezza
½ bicchiere di olio extravergine di oliva
Qualche foglia di prezzemolo
Sale q.b.
1 cucchiaio di miele