Farfalle rustiche integrali

Un invitante primo piatto realizzato dal nostro Ratatouille romano che non ci delude mai!

Per 3 persone

Tempo: 30 minuti
Difficoltà: facile

 

Ingredienti:

Farfalle di pasta integrale:​ gr.230

Melanzana​​​ una di media grandezza

Carota​​​​ una di media grandezza

Pane grattugiato ​​due cucchiai

Rosmarino ​​​un cucchiaio

Menta​​​​ un cucchiaio raso se tritata essiccata, ovvero a piacere se foglie tritate

Olio E.V.O. ​​​q.b.

Sale grosso​​​ mezzo cucchiaio per la pasta

Sale fino​​​ due cucchiaini per la melanzana

Pecorino o parmigiano ​​un cucchiaio abbondante grattugiato

 

Preparazione:

Iniziare a cuocere la pasta. Nel frattempo togliere la buccia dalla melanzana e dalla carota.

Ridurre a poltiglia la melanzana sbucciata con un frullatore a immersione.

Tagliare la carota a cubetti non molto grandi e porla a cuocere insieme alla pasta a circa metà tempo della relativa cottura.

Prima che la poltiglia di melanzana annerisca, porla in una ciotola con olio sufficiente ad impastarla senza renderla troppo liquida. Aggiungere il sale. Cuocere in una pentola con un po’ d’olio per circa quindici minuti, mescolando spesso con un mestolino di legno o di altro materiale che non sia metallo, aggiungendo a fine cottura il rosmarino e la menta.

Quando la pasta sarà cotta, versarla (insieme alla carota che avevamo aggiunta) in una ciotola adeguata.

Versare nella ciotola il composto di melanzana e mescolare insieme il tutto finché l’amalgama sia omogeneo.

Ora versare il pane grattugiato, continuando a mescolare ottenendo una distribuzione soddisfacente.

Servire ancora fumante, guarnendo a piacere con un po’ di olio a crudo e con pecorino o parmigiano grattugiato.

Al vostro appetito una buona soddisfazione.

Pensieri su… “L’altra metà delle fiabe”


Abeditore ha avuto una bellissima idea con “L’altra metà delle fiabe” (2016) a cura di Antonella Castello e non posso che ringraziare per questo interessante invio! 

In questo testo vengono messe a confronto le tre fiabe “La bella addormentata nel bosco”, “Il gatto con gli stivali” e “Cenerentola” di Charles Perrault, tradotte da Carlo Collodi, con le loro controparti italiane contenute in “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile: “Sole, Luna e Talia”, “Cagliuso” e “La gatta Cenerentola”.

Quello che è stato scritto da Perrault è successivo alla versione di Basile. Sarebbe interessante fare un confronto anche con le fiabe di Jacob e Wilhelm Grimm.

Nel testo si comincia con le tre fiabe di Perrault, seguite dai racconti di Basile. Ma io non le ho lette in quest’ordine: ho cominciato con la prima fiaba dello scrittore francese e poi ho letto la controparte dell’autore napoletano, e così via. Sono molte le somiglianze ma ci sono anche diverse parti discordanti. La certezza è che Basile ha messo inchiostro su carta prima di Perrault.

Un libro che vi porterà a fare un paragone spontaneo tra la fiaba come la ricordate dall’infanzia, la versione di Perrault e la più antica di Basile. E non potrete non pensare alle versioni dei cartoni animati Disney “Cenerentola” e “La bella addormentata nel bosco”, e al gatto con gli stivali che accompagnava l’orco Shrek ed è stato protagonista del film “Il gatto con gli stivali” della DreamWorks.

— Spoiler —

È giusto che ognuno legga questi racconti e tragga le proprie conclusioni, notando somiglianze e differenze. Però qualche considerazione personale la vorrei fare. 

Nella fiaba “La bella addormentata nel bosco” non c’è il bacio del vero amore per il risveglio! La principessa si sveglia solo perché così aveva detto la fata nel suo incantesimo ed erano passati cento anni. Poi, a chiamarsi Autora è la regina, non la principessa come nel cartone animato Disney. Interessante il dettaglio che, appena la principessa si punge con il fuso, viene avvertita la fata che ha mitigato il cattivo incantesimo della fata anziana da un nano che indossa gli stivali dei sette chilometri, che ricordo come gli stivali delle sette leghe.

Interessante il fatto che “Il gatto con gli stivali” fosse un gatto maschio, mentre in “Cagliuso” la gatta era una femmina. In entrambi i racconti, nessuno si stupisce di sentirli parlare.

Disney ci ha mostrato nell’omonimo cartone animato come Cenerentola avesse in tasca l’altra scarpetta, dopo che quella portata in tutto il reame si era appena rotta. Pensavo fosse un’invenzione ma non del tutto: nella versione di Perrault, la scarpetta che fa il giro del regno non si rompe ma Cenerentola aveva comunque in tasca l’altra. Di vetro.

Pensieri su… “Prova a dire abracadabra!”


Camelozampa non si smentisce mai! Posso solo ringraziare l’editore per l’invio di questo libro a copertina rigida e il buon odore di stampa che racconta la storia di un gufetto che aveva paura di volare: “Prova a dire abracadabra!” (2017) di Maria Loretta Giraldo, con illustrazioni di Nicoletta Bertelle.

Il protagonista è un piccolo gufo viola-fucsia che ha paura di volare. Gli altri uccelli suoi compagni di scuola hanno subito spiccato il volo ma lui è frenato dalla paura. 

Ogni animale ha come nome di battesimo quello della sua specie, ad esempio Merlo, Pertirosso e Passerotto. In questo modo è facile per un bambino riconoscere l’identità dei personaggi. 

Non tutti nella vita riusciamo al primo colpo. E la maestra lascia il piccolo gufo da solo sul ramo. Però ci sono gli amici ad aiutarlo: Tartaruga, Riccio e Topo. Tutti conoscono la magia della parola “abracadabra” e ho il sospetto che l’abbiano utilizzata anche loro in passato. Il piccolo gufo cadrà alcune volte ma alla fine spiccherà il volo, forte dell’esperienza di ogni caduta e aiutato dalla forza di volontà e dal coraggio che ci mette ogni volta che ripete la parola magica con convinzione. E poi sarà lui stesso ad aiutare chi ha paura di cimentarsi in qualcosa di nuovo…

Un linguaggio semplice e diretto in poche pagine da leggere con attenzione. La storia, facile da comprendere, arriva subito al cuore. Il lettore tifa immediatamente per il gufetto, incoraggiandolo con il cuore come fanno i suoi amici animali. E si comprende facilmente che quello che gli mancava era il coraggio di affrontare una grande prova. Ma non bisogna mai darsi per vinti, specialmete ancora prima ancora di aver provato.

I disegni dai colori decisi non rispecchiano la realtà delle cose ma la fantasia di un mondo immaginario e fantastico. I personaggi sono dolci ed espressivi, e colorati non in maniera omogenea ma come scoloriti o graffiati e questo li rende unici. Bellissime e romantiche le foglie blu degli alberi.

Un bel libro davvero. Me ne sono innamorata appena l’ho visto. Camelozampa non delude mai!