Pensieri su… “La ragazza scomparsa”

“La ragazza scomparsa”, thriller uscito ad agosto 2017, mi è stato inviato per il “Club dei lettori” della Newton Compton. È il nuovo lavoro di Angela Marson e della stessa autrice ho apprezzato “Il gioco del male”. Una lettura scorrevole, avvincente e veloce che a piccoli passi conduce il lettore, indizio dopo indizio, ricerca dopo ricerca, verso la conclusione di un caso. La protagonista è sempre lei: la detective Kim Stone. Stavolta sono scomparse due bambine e altre due erano sparite circa un anno prima: delle due precedenti bambine solo una è tornata a casa. Ma i due casi sono collegati? A indagare è il detective Stone che si muoverà verso la verità affiancata dalla sua squadra. Bellissima l’amicizia tra Kim e Bryant: nonostante sia un suo sottoposto, non ha mai paura di dirle apertamente quando sbaglia. E, da amico, la aiuta anche quando lei non vorrebbe o non crede di averne bisogno. Ci saranno anche altre figure a supportare il lavoro di Kim e cercare di risolvere il caso. E uno di loro, che ha in qualche modo legato con la protagonista, non escluderei che possa ricomparire nel prossimo libro, o almeno ci spero… Chissà…

Un romanzo interessante anche per i vari spunti che offre quando si cerca di fare un identikit dei rapitori. Quanti sono?

Uno dei due rapitori è un ex militare che risente dell’esperienza vissuta in guerra. Per poter affrontare il nemico e non mostrare quella pietà che potrebbe costargli la vita in guerra, gli è stato insegnato a odiare. Ma l’uomo ha rispiegato questo odio nella vita reale, come potrebbe accadere ai soldati quando tornano alla vita di tutti i giorni e gli si dice che quell’odio era sbagliato. Questo concetto è spiegato molto bene a pag. 216 e pag. 217. È una teoria interessante e credo, purtroppo, in alcuni casi vera.

Una domanda: ma perché i giornalisti sono sempre figure negative nei romanzi? Tracy Frost insegue la notizia a ogni costo, anche se questo significa mettere a rischio la vita di due bambine, visto che è stato imposto il silenzio stampa… La giornalista si ferma ma poi minaccia di scrivere comunque il suo articolo. È una figura che all’inizio del libro appare negativa (perché con un articolo avrebbe svelato che un ragazzo appartenente a una gang non era morto e qualcuno è andato a ucciderlo), poi sembra riabilitarsi, ma alla fine insegue sempre la notizia, costi quel che costi. Ma perché i giornalisti vengono sempre visti così male?

Nei ringraziamenti, a pag. 379, l’autrice spiega da dove è partito tutto: dal modo in cui gli eventi possono influenzare il nostro comportamento. Come ci comportiamo davanti a un evento inaspettato e se ci ritroviamo fortemente sotto pressione? Da qui l’idea di cominciare dal più forte istinto di protezione: quello verso i bambini. Una tema delicato per una trama trattata con altrettanta delicatezza e senza lasciare l’amaro in bocca.

Pensieri su… “Il gioco del male”

“Il gioco del male” (2016) di Angela Marsons è un gentile dono ricevuto da Newton Compton Editori per il “Club dei lettori”.

Ho cominciato questo libro trovandolo un po’ pesante nei temi. Poi però la trama prende forma e si comprende di essere su un doppio binario: quello di Kim, detective dal difficile passato con corti capelli corvini e occhi scurissimi, e Alex, affascinante psichiatra bionda con gli occhi azzurri che spinge i suoi pazienti a commettere omicidi. Dopo il caso della giovane Ruth che uccide l’uomo che l’ha brutalmente violentata, le due donne s’incontrano. E Alex comincia a provare uno strano interesse per Kim, e viceversa.

Farò un po’ di spoiler ma poco: non voglio rovinarvi le sorprese. Siamo in Inghilterra e si sente. Si parla dei goblin che infestano le miniere e si legge di foto alle pareti con i componenti della famiglia, una caratteristica delle case inglesi. Preferisco i thriller scandinavi ma sono rimasta piacevolmente sorpresa da questo libro. La copertina non mi entusiasma ma ho ricevuto questo libro per il “Club dei lettori” e ho cominciato a leggerlo. Senza aspettative. E l’inizio è stato pesante: un uomo arrestato per pedofilia e una donna violentata che diventa l’omicida del suo aggressore. Ma ho continuato a leggere, perché nonostante la brutalità della storia, si tratta per la maggior parte di un thriller psicologico. Alex è una sociopatica e cerca di spingere persone con dei problemi a uccidere senza provare rimorso. Quando Kim si rivolge a quello che era stato il suo psichiatra, c’è un interessante dialogo che descrive chi è un sociopatico (e si capisce che l’autrice ha studiato). Bellissimi i duelli di parole tra Kim e Alex. E lascia a bocca aperta il modo in cui Alex spinga i suoi pazienti a fare del male, senza essere ufficialmente coinvolta. Kim cerca di smascherare Alex e intanto di risolvere il caso del padre pedofilo, che nel buio seminterrato non era solo… Intanto Alex continua a mietere vittime, e per vittime intendo anche i carnefici. Finale col fiato sospeso nell’ultimo scontro fisico e verbale tra le due donne, seguito dalla risoluzione del caso. Ho apprezzato molto il cane Barney: un tipo speciale, come le sue idee. Le ultime righe sono piene di tenerezza e speranza. Bello. Assolutamente da leggere. 

Non ho letto il precedente “Urla nel silenzio”, che ha sempre come protagonista la detective  Kim Stone, ma mi riprometto di farlo. 

Alla fine del libro c’è una lettera dell’autrice.