Maturità


Siamo abituati a ricordare il nostro esame di maturità, quello vissuto in genere da ragazzi, da studenti, insieme agli amici dell’epoca, quelli che a volte si trasformano negli amici di una vita. Un momento comunque storico nella vita di ognuno.

Ed è strano vivere questa esperienza dall’altra parte della fila di banchi, quelli dietro cui sono seduti i professori, mentre l’esaminando se ne sta lì a guardare gli insegnanti, pieno di tensione e speranza che tutto vada per il verso giusto.

La speranza è sempre quella che i professori non ti facciano la domanda alla quale non sapresti rispondere; e anche che ti chiedano proprio quell’argomento che sai così bene. Già. Ci siamo passati tutti.

Sembra strano trovarsi dall’altra parte, nel ruolo di insegnante, un ruolo da non protagonista, mentre ascolti i colleghi fare domande alle quali non sempre sapresti rispondere. Perché questo non è il tuo esame, non sono le materie che hai studiato tu a scuola, e quelle che hai studiato non te le ricordi più tutte nel dettaglio. I ragazzi, i tuoi ragazzi, invece, devono sapere di cosa si parla. Questo è il loro esame. E poi tocca a te: sei tu a dovergli fare una domanda, alla quale speri sappia rispondere bene. Sei lì a tifare per quello studente, perché ti ricordi cosa si prova ad essere al suo posto. Però non puoi fare altro che guardare e sperare che i maturandi non vengano presi dal panico, che continuino a parlare, che non si blocchino, che restino concentrati. Puoi solo sorridere e fare un in bocca al lupo per il loro esame di maturità. E poi un altro per la vita.

Quello dell’esame di maturità è un addio tra professori e studenti. Raramente si riesce a restare in contatto. È l’ultima volta che ci si incontra prima che loro prendano il volo oltre la scuola dell’obbligo. Niente più scuola, interrogazioni e compiti in classe, ora possono decidere del loro futuro. E a te luccicano gli occhi quando qualcuno di loro ti ringrazia per quello che gli hai insegnato durante l’anno scolastico, per la pazienza, per l’incoraggiamento, per il sorriso. Buona vita.

Tutti a scuola


Driiiiin! Si torna a scuola! Tutti pronti? Ormai lo sapete, sono una giornalista ma anche un’insegnante. Settembre per me rappresenta il momento di tornare a scuola, però dall’altra parte della cattedra. Era più divertente guardare la cattedra dal lato opposto. Mi sentirò sempre più studentessa che insegnante. Primo, perché non si finisce mai di imparare; secondo, perché sono sempre dalla parte dei ragazzi e cerco di capirli, di immedesimarmi nella loro situazione. Capiamoci: essere dalla loro parte non vuol dire non fare niente in classe. “Oggi siamo stanchi, vediamo un film?” è la frase di rito per convincerti a non fare niente. Sono dalla loro parte perché voglio che capiscano quello che gli spiego e che lo imparino veramente, non a memoria; e sono sempre lì per ripetere le cose, aiutarli, ascoltare i loro problemi e prendermi i loro rimproveri quando mi dicono che nel programma ci sono troppe cose. Non esiste “non ci riesco”, esiste “ti aiuto a riuscirci”.

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Profumo di scuola…

E poi mi sono ritrovata in un negozio, nel reparto dedicato ad astucci e quaderni… e gommine e matite… e penne e diari… E improvvisamente mi è venuta voglia di scuola! Sì, c’era da studiare e non sempre le cose erano facili con tutte le materie, ma c’erano gli amici e le materie preferite e la ricreazione e le risate! Mi manca il sapore della merenda a metà mattinata, un gusto unico dopo le prime ore di lezione… Mi manca il profumo di scuola, quel buon odore di astuccio appena comprato e di interno della cartella che sentivo alle elementari, e quello di quaderno e libro nuovi e soprattutto di diario tutto da scrivere con dediche che diventeranno ricordi delle medie e delle superiori… Mi manca un po’ quel cominciare la scuola senza sapere cosa avrei imparato quell’anno, senza sapere cosa sarebbe successo tra i banchi… Non mi manca la fatica di studiare anche se mi ha insegnato tanto, mi manca quella sensazione di aver imparato, di avercela fatta, di aver superato un nuovo ostacolo… Ma in fondo tutto questo non è mai finito: continua con l’università per chi la sceglie e con il lavoro ma soprattutto in generale nella vita, perché, si sa, d’imparare non si finisce mai.