Pensieri su… “Circe”

“Circe” (Marsilio Editori, 2021) di Madeline Miller, è una storia che tiene compagnia in ogni pagina e svela piano piano un personaggio che tutti conoscono in maniera superficiale: Circe. In genere si ricorda Circe per la parte della sua vita che si intreccia con quella di Odisseo o, se preferite, Ulisse. Esistono però un prima e un dopo, una nascita, un esilio e tanti altri momenti di vita durati centinaia di anni.

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Pensieri su… “L’utilità dell’inutile”

“L’utilità dell’inutile” di Nuccio Ordine (Bompiani 2020) è un libro che mi ha colpita appena l’ho visto per caso in libreria. Sono entrata e l’ho notato in un angolino speciale tra i volumi di filosofia. Alla fine di questo libro è stato aggiunto anche un interessante saggio di Abraham Flexner.

Perché studiare per il gusto di farlo? Appunto per il gusto di farlo. Questo ci insegna quanto sia importante la ricerca, sia nel campo scientifico che in quello umanistico. Senza la ricerca scientifica fine a se stessa non ci sarebbero state alcune grandi scoperte. Gli studi umanistici, invece, aprono la mente e permettono ai popoli di aprire la mente, pensare, scegliere e conoscersi. È attraverso la consapevolezza di chi siamo che possiamo vivere come esseri umani in un mondo libero e civilizzato.

Un libro scorrevole e ricco di riferimenti, citazioni, particolari relativi a svariati autori delle epoche più disparate. È interessante vedere come ci sia stato chi si è battuto contro l’utilitarismo. Un libro che, a mio avviso, dovrebbero leggere soprattutto gli studenti, mi riferisco soprattutto a quelli della scuola secondaria di secondo grado. Se qualcuno di loro avesse dubbi sull’importanza dell’istruzione, sul perché stia studiando i classici o la letteratura, qui potrebbe trovare delle risposte. Risposte date nei secoli da illustri nomi.

Vorrei aggiungere qualche mia breve riflessione. Oggi tutto è subordinato ai soldi, al ritorno economico, anche l’istruzione. Si studia per imparare un mestiere e guadagnare. Nel film “Il ragazzo della porta accanto”, con Jennifer Lopez, la protagonista parla a cena con un uomo per un appuntamento combinato. Lei insegna lettere antiche a scuola e l’uomo le chiede perché i ragazzi dovrebbero studiare i classici al giorno d’oggi. Secondo lui, dovrebbero semplicemente imparare un mestiere. Lei gli fa presente il fatto che non si dovrebbe diventare avidi. Si alza da tavola e fa per andarsene; poi ci ripensa, si volta e gli dice: “J.K. Rowling. Miliardaria. Ha studiato i classici”. Io credo però che il punto non sia neanche davvero questo. Il punto è che studiare i classici non ha bisogno di nessuna giustificazione.

Leggere questo libro non poteva non farmi pensare al film “L’attimo fuggente”, con Robin Williams. Inutile dirlo, è uno dei miei film preferiti e lo considero personalmente un capolavoro. Consiglio di rivederlo ogni tanto, in particolare la scena in cui il Professor Keating spiega ai suoi studenti perché studiare letteratura e poesia. La risposta è semplice, perché siamo membri della razza umana. Ed esorta i suoi studenti dicendo: carpe diem. Un consiglio proveniente dall’antichità e sempre attuale.

Pensieri su… “Ikigai – Il metodo giapponese”

Copertina di raso di colore rosa e disegni di fiori di ciliegio. Questa edizione di “Ikigai – Il metodo giapponese – Trovare il senso della vita per essere felici” di Bettina Lemke (Giunti, 2021) è una piccola chicca. Comunque, ne esiste anche una versione economica a copertina morbida.

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Pensieri su… “Il maialino di Natale”

Grande prova della bravura di J.K. Rowling.”Il maialino di Natale” (Salani 2021) di J.K. Rowling è uno dei primi libri che ho letto in questo 2022. Avevo paura di restare delusa dopo la meravigliosa saga di “La maledizione dell’erede” e “L’Ickabog”, temevo che “Il maialino di Natale” si rivelasse una storia scritta tanto per scrivere. Ma non è stato così. Belle le illustrazioni in bianco e nero di Jim Field.

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Pensieri su… “Wabi sabi”

L’approccio wabi sabi può aiutarci a vivere la nostra esistenza in maniera più semplice e profonda. Si tratta di accettare la vita nella sua imperfezione. Cercavo un libro che mi ispirasse e che mi aiutasse a superare un momento in cui la mia vita appare profondamente imperfetta. E ho trovato il libro “Wabi Sabi” (Giunti 2019).

La vita non è perfetta, noi non siamo perfetti. Ed è difficile accettare i propri errori e tutte le piccole e grandi cose che non vanno come vorremmo. Questo non significa essere conformisti e arrendersi. Vuol dire piuttosto avere ben presente il contesto in cui stiamo vivendo e l’atteggiamento che stiamo assumendo. Possiamo sempre cambiare le cose, cambiare contesto, cambiare atteggiamento; trovare la motivazione che ci spinge ad agire per la nostra vita.
Non possiamo fare tutto. Non siamo certamente in grado di fare qualsiasi cosa, ognuno di noi ha i propri limiti. Questo non vuol dire non mettersi in gioco e non provare. Personalmente, ho sempre creduto che dovremmo provare sempre ad essere più di quello che siamo e a superare i nostri limiti. Essere un essere umano è una grande cosa. Abbiamo dei limiti, ovviamente, ma anche tante potenzialità.
Ho apprezzato molto l’idea che il prezzo da pagare per il privilegio di essere se stessi non è mai troppo alto.

Inoltre, bisogna recepire il messaggio delle cose che ci accadono. Magari non lo si comprende subito, ma vale la pena cercarlo e trovarlo.

È interessante il capitolo che parla dei rapporti sociali asimmetrici. Questa parte del libro mette in guardia dai limiti che non dovremmo mai oltrepassare, quelli del rispetto e della dignità lese; e dal fatto che potremmo incontrare degli individui nocivi verso i quali è necessario ricalibrare le nostre aspettative.

L’autore parla direttamente al lettore, come se fosse lì vicino. Molto carino il fatto che l’autore fornisca la propria e-mail, sempre nell’ottica di un rapporto diretto con i suoi lettori.
Alla fine del libro è necessario ricominciare da capo, o almeno rileggere i punti salienti di questo libro, per fare il punto e utilizzare gli insegnamenti ricevuti nella vita di tutti i giorni.

Pensieri su… “Il peso dei segreti”

Un libro preso senza pensarci troppo, che si è rivelato una bellissima sorpresa. È “Il peso dei segreti” (Universale Economica Feltrinelli, 2021) di Aki Shimazaki. Si tratta in realtà di cinque libri che formano un’unica grande storia che riguarda diverse generazioni di più famiglie: “Tsubaki” (1999), “Hamaguri” (2000), “Tsubame” (2001), “Wasurenagusa” (2003) e “Hotaru” (2004).

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Fuoco

Il crepitio del fuoco, il calore, la cenere che ti vola addosso. Il fuoco che avanza. L’Italia brucia. Sembra il destino del Monte Acuziano, detto Monte San Martino dalla popolazione locale, a Fara in Sabina, in provincia di Rieti. Una montagna tristemente abituata a bruciare. L’ultima volta il fuoco è partito il 12 agosto scorso ed è andato avanti per tutto il giorno e per tutta la notte, fino al giorno dopo, e nella notte fiaccole rosse ardevano ancora nel buio della montagna. Alberi che dopo precedenti incendi erano finalmente rinati, sono bruciati. Uccelli che scappavano dal fuoco e volavano in alto sugli alberi in fiamme, e chissà quanti altri animali hanno cercato di mettersi in salvo. Il fuoco ha lambito le case. Alcune famiglie sono state fatte evacuare per precauzione. Per fortuna almeno le persone sono rimaste al sicuro e così le loro case. Per fortuna. Perché il fuoco segue i consigli del vento, e il vento non si sa dove va. Incendio doloso, almeno così sembra. Ma perché? Dispetti tra persone che vogliono averla vinta, voglia di essere i primi a chiamare i soccorsi, chissà. La notte dell’incendio ho visto gente arrivare in auto per andare incontro al fuoco, e parcheggiare a qualche centinaio di metri dalle fiamme per assistere allo spettacolo, mentre le loro auto restringevano la carreggiata e creavano solo disturbo ai mezzi di soccorso. Non credo di dover commentare. Chissà se tra i curiosi c’era anche la persona che ha appiccato l’incendio, o se è rimasta chiusa in casa a sperare che almeno non morisse nessun essere umano.

Vorresti che alberi rigogliosi bruciassero? Vorresti che animali innocenti bruciassero? Vorresti che la tua casa bruciasse? Vorresti distruggere un bosco con le fiamme? Vorresti lasciare una famiglia senza casa? Vorresti che delle persone morissero a causa delle fiamme? Chi ha appiccato il fuoco si è posto queste domande? O voleva solo emulare i piromani diventando a sua volta piromane, o voleva soltanto far parlare in televisione di un grande incendio? È mania di protagonismo? È stupidità? È cattiveria? Non so cosa sia. Ma so che la conseguenza è uno scempio.

Il problema non è certo il fuoco. Il fuoco, come l’acqua, la terra e l’aria è uno dei quattro elementi. Noi esseri umani siamo immersi nell’aria, altri esseri viventi nell’acqua. La terra ci sorregge. Il fuoco è un grande mistero. È un elemento che non possiamo toccare, come l’aria, ed è una delle grandi scoperte dell’umanità, come la ruota. Non è il fuoco il problema. Il fuoco è un dono. Il problema siamo noi. Noi esseri umani. Siamo sempre noi a creare danni alla natura e, di conseguenza, a noi stessi. Se volessimo bene a noi stessi, eviteremmo di appiccare il fuoco per motivazioni che non sono motivazioni. Eviteremmo danni a noi stessi, alla nostra vita, perché viviamo anche noi sulla terra. Se volessimo bene a noi stessi, se ognuno comprendesse che il bene di uno è il bene di tutti, se rispettassimo la nostra vita, se ci comportassimo correttamente, allora potremmo volere più bene agli altri allo stesso modo, ed evitare di fare del male a tutti gli esseri viventi, noi compresi. Incendiare una montagna è un atto criminale verso gli altri esseri viventi, umani e non, e anche verso se stessi, perché ci si condanna a compiere un’azione empia, terribile, con le proprie mani. Se gli altri non lo sanno, chi ha compiuto questo gesto lo sa ed è costretto a conviverci ogni giorno, anche se con il resto del mondo deve fare finta di niente. Dovremmo amare il nostro prossimo come amiamo noi stessi. Il problema è che esiste anche chi non ama se stesso, perché si permette di compiere azioni abominevoli e si autogiustifica. Non dovremmo fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi. Però qualcuno lo fa e anche con conseguenze gravi. Fa male agli altri e soprattutto a se stesso.

Royalties per il Telefono Rosa

Quasi mille euro, 958 euro per la precisione. È questa la cifra delle royalties devoluta al Telefono Rosa, organizzazione che sostiene le donne vittime di violenza, attraverso il libro “Private. Venti giornaliste nel tempo sospeso”, edito da Funambolo Edizioni. Grazie a Funambolo Edizioni per aver deciso di investire in questo progetto; grazie alle altre 19 giornaliste che hanno dato il loro contributo per la stesura di questo piccolo gioiello che racconta il tempo sospeso del primo lockdown; e grazie a tutte le persone che hanno acquistato e letto il nostro libro.